La musica finisce sempre col trascinarti dietro di sé, fosse solo per un istante. Nel mio caso, per tutta la vita!
Ho cominciato presto e con una base classica fin da subito: a cinque, sei anni già studiavo pianoforte ma…non è che dessi molto ascolto ai maestri. Spesso la tecnica, la teoria, venivano messe da parte e non per poca o mala voglia, ma solo per il desiderio di suonare al di là dei pur utili esercizi. Il fatto che avessi molta facilità nell'orecchio mi portava ad eseguire brani per mio conto. Tutto sommato, non era altro che un "guardare avanti", vedere, fin da subito, la meta che desideravo raggiungere e fare in modo che, tra l'inizio e il traguardo, ci fosse meno strada possibile
Solo in seguito ho compreso appieno l'importanza e la serietà nello studio, la continuità nell'applicazione: erano, praticamente, le condizioni essenziali per poter trasmettere le tue emozioni in maniera più efficace, per recuperare le sensazioni che i grandi musicisti sapevano trasmettere al loro pubblico e farne dono a chi si poneva in ascolto. Ho cominciato a rendermene conto quando suonavo tanto l'organo nelle chiese della mia città, quanto le tastiere con i primi gruppi che si andavano formando alla fine degli anni sessanta. Quello che sa darti una preparazione di base è assolutamente impagabile, va al di là delle tue capacità interpretative o della voglia di comunicare attraverso la musica.