Sì, è il caso di dirlo: "C'ero anch'io" e non potevo non esserci. Chiunque avesse voluto far conoscere la propria musica doveva, per forza di cose, salire su quei palchi, spesso traballanti, dei festival pop che imperversavano nell'Italia dei primi anni settanta. I New Trolls pare che non ne abbiano mancato uno, da Caracalla a Villa Pamphili, al Foro Italico, tanto per citare solo Roma. E poi a diciotto, diciannove anni il frequentare quel tipo di "situazioni" ti dava notorietà, un certo spazio economico, uno status symbol…Era l'epoca delle mode (ne ho viste veramente di ogni genere!), c'era fermento, voglia di fare: mi trovavo bene in quell'ambiente. Avevo il "dono della gioventù" con i suoi stimoli reali, la voglia di incontrarsi, comunicare e i Festival erano, anche prima della musica, situazioni aggreganti.
Non ricordo violenza, né droga come qualcuno vorrebbe ancora far credere…Quello che ricordo è che, quando passavi per le strade, sentivi suonare dalle cantine: tutta una voglia di musica che coinvolgeva i giovani e li faceva sognare; lo strumento stesso ti dava un senso di appartenenza ad una generazione e, allo stesso tempo, di vicinanza: in fondo lo stesso suonare uno strumento, a partire dai quattro essenziali: chitarra, tastiere, batteria, basso, era un rapporto di amicizia. Per quanto facessero comodo, per me i soldi non erano così determinanti da essere il fine della mia musica: forse mi battevo per
una causa pari ad un'utopia che in parecchi non avrebbero compreso. La mia idea di musica venne praticamente disattesa, ma mi sento di dar ragione a chi ha il "mito" di quegli anni, nonostante una loro certa decadenza che avrebbe portato, negli anni successivi, a tutta una serie di situazioni registrate più dalla cronaca e dalla storia che dalla musica…Chi quegli anni li ha vissuti "nota per nota", per così dire, ha anche sperimentato l'aggregazione, una certa "comunione" che oggi non c'è più: non sto a rimpiangere tempi andati, ma sento che la musica di oggi lascia trasparire un'individualità, una freddezza a partire dall'esasperato uso della tecnica, che somiglia molto alla solitudine…Davanti alla maggior parte dei brani che ascolto non provo alcuna emozione. Eppure sono altrettanto convinto che quel senso quasi religioso di "comunione"
prima o poi tornerà, fosse solo per il fatto che l'uomo è tale solo in una dimensione sociale e la sua solitudine non ha senso. Tutto nasce dal confronto con chi ti è vicino, fisicamente e spiritualmente, e sa trasmetterti qualcosa.
Mi piacerebbe riviverli, quei momenti…e farò qualcosa a tale proposito con il mio lavoro: vorrei riproporre a me stesso e a quanti vorrebbero qualcosa che possa ripagarmi dalle delusioni che ho avuto da alcuni miei compagni di avventura…Non ho più niente da spartire con questo genere di musica, ma fa parte della mia vita e non lo rinnegherò mai: sono convinto che qualcuno, per simpatia o affetto, potrà comprendere ed apprezzare.
I Festival…sarà per la giovane età, per l'emozione, la mancanza di esperienza e anche una certa approssimazione (non c'era alcuna tecnologia: dovevi suonare tutto dall'inizio alla fine e le basi, in quegli anni, erano impensabili) ma nel backstage c'era tutta una varietà di forme di scaramanzia per ridurre o, almeno, controllare la tensione nervosa che ti prendeva soprattutto quando salivi i gradini del palco e, all'improvviso, ti trovavi davanti decine di migliaia di persone che aspettavano qualcosa da te..! Dovevi suonare e farlo con la strumentazione di cui disponevi: la gente che suonava sul palco, suonava tutta e le normalissime sbavature tecniche facevano parte del gioco. Basi pre-registrate, campionatori o sintetizzatori non ce ne erano, il Moog era più un gioco che uno strumento, anche se qualcuno ne avrebbe ricavato delle sonorità da collocare nei suoi brani. La musica era verità, nel senso che non potevi fingere di cantare o suonare.
E, sempre nell'ambito della permanenza a Roma per i Festival pop, ricordo un divertente episodio che risale al 1973. Forse non tutti sanno che il video del brano "In St. Peter's Day" era una delle primissime video-clip in Italia:
lo registrammo sullo sfondo di Castel Sant'Angelo, Ponte Sant'Angelo, una insolita Piazza San Pietro con pullman turistici parcheggiati e traffico circolante…Bene: il Mercedes che usavamo venne messo a nostra disposizione dalla sua proprietaria, all'epoca fidanzata di Gianni: era venezuelana, proprietaria di televisioni! Di quel periodo preferisco ricordare, soprattutto, le colossali mangiate in un noto ristorante di Corso Francia: rivedendo ed analizzando la video-clip di "In St. Peter's Day", invece, non posso fare a meno di notare tutti i difetti comuni alle video-clip d'epoca, soprattutto la mancanza di sincronismo tra immagine e voci.
I lineamenti dei volti, però, parlano chiaro e sanno comunicarti tantissime altre cose, se solo sei capace di osservare con attenzione…E' difficile spiegare l'atmosfera che, allora, dominava all'interno dei NT, ma era più che tangibile…