Una
serata d'inverno, pochi giorni prima di Natale, e una lunga telefonata a Giorgio
Usai, sempre disponibilissimo ad offrire i suoi ricordi e, soprattutto, la sua
calda amicizia a quanti lo contattano per far rivivere una storia interessante
o un frammento di vita che non merita di essere dimenticato. Può capitare
che il susseguirsi e l'intersecarsi degli eventi in una direzione piuttosto che
in un'altra finiscano col determinare direzioni comunicative che, in altri tempi,
non ci si sarebbero aspettate: nel caso della collaborazione di musicisti dell'ambito
"New Trolls" con Fabrizio De André è proprio quello che
è successo. Giorgio ricostruisce per noi, in un lungo e vivace racconto,
una storia che in molti ancora ignorano e che diventa man mano sempre più
simile ad un regalo di Natale che scartiamo fra le nostre mani.
"Tutti
legano al nome della PFM la prima uscita in pubblico di De André: in realtà
le cose sono andate diversamente. La PFM ha fatto un lavoro eccezionale, ottimi
e originali arrangiamenti dei suoi brani, ma De André ha iniziato il suo
primo tour con noi: Giorgio D'Adamo, io, Gianni Belleno e Ricky Belloni: dalle
iniziali dei nostri cognomi, con un po' di fretta e magari senza troppa fantasia,
ricavammo il nome che ci identificava come gruppo supporter: DAUSBE 2, dove DA
stava per D'Adamo, US per Usai e il BE 2 stava per Belleno e Belloni!

Io
suonavo l'hammond, la chitarra e la clavietta, quella specie di armonica a tasti
che imita benissimo il suono di una fisarmonica, che non avevamo.
Ricky ed
io venivamo dalla Nuova Idea, che si sciolse nel 73/74; i New Trolls si erano
sciolti nel 73: i musicisti di entrambe le band erano, quindi, liberi da impegni
vincolanti e finirono, così, per ritrovarsi insieme prima nei Tritons ("Satisfaction"
e altro) e poi, nel 75, ad accompagnare Faber. Giorgio D'Adamo e Gianni chiamarono
me per questo progetto, ma gli serviva un chitarrista: "Ce l'ho", dissi
io e mi rivolsi a Ricky.
"Finisco
un lavoro con Patty Pravo in studio e sono dei vostri" fu la sua risposta.
Fu, in conclusione, l'occasione del tour con Faber a metterci insieme.
Anche
Vittorio De Scalzi era nella band iniziale e avrebbe dovuto suonare la chitarra
e il flauto in alcuni pezzi: provammo con lui per una settimana in quello che
era lo studio dei Matia Bazar, da loro messo a nostra disposizione. Poi Vittorio,
tutto sommato non interessato al progetto con De André, lasciò il
gruppo e seguì la sua strada
Noi siamo rimasti, l'Antologia di Spoon
River, da cui sarebbe venuto "Non all'amore, non al denare né al cielo"
l'abbiamo suonata noi per primi con De André e questo lo sanno in pochi
Il
resto te lo racconto subito.
Conoscevamo Faber da tempo, soprattutto Giorgio
D'Adamo e Gianni, che avevano già lavorato con lui per la realizzazione
di "Senza orario senza bandiera" nel 1969, quando facevano parte dei
NT prima che si sciogliessero nel 1973.
Faber era amico di D'Adamo e si vedevano spesso. Il problema era che Faber non
aveva mai, fino ad allora, suonato in pubblico: aveva una paura tremenda del palcoscenico
e non fu affatto facile convincerlo a presentarsi davanti a gente che veniva ad
ascoltarlo, a meno che non fossero suoi amici. Sergio Bernardini, patron della
Bussola di Viareggio, riuscì ad approfittare di questo appiglio, chiamiamolo
così: organizzò una serata nel suo locale, dove invitò tutti
gli amici di Faber: una specie di grande famiglia, puoi immaginarla così,
per metterlo a suo agio ed evitare il
panico da palcoscenico che non aveva
ragione di esistere davanti a gente che conosceva da sempre. Ricordo che erano
presenti Paolo Villaggio, Toffolo, il regista Marco Ferreri, laureato in veterinaria.
C'è
un piccolo aneddoto legato a questo dettaglio: proprio pochi attimi prima del
concerto alla Bussola a Faber venne un forte tremore dovuto all'emozione ed alla
sua paura che si riaffacciava e, nei camerini, Ferreri metteva in campo le sue
conoscenze mediche (tranquillamente applicabili anche ad esseri umani!), gli teneva
il polso e ci tranquillizzava: "Tutto sotto controllo, non è nulla!"
E ricordo che dovevamo tranquillizzarlo anche noi, minimizzando l'impatto col
pubblico a cui noi eravamo già abituati da tempo. Mi piace pensare che
fu un po' grazie a noi che Faber poté cominciare il suo bel dialogo col
pubblico che lo amava da sempre: è stato un po' come iniziare un grande
progetto. Bernardini investì un bel po' di soldi alla Bussola per organizzare
l'evento in cui Faber avrebbe presentato il "Volume ottavo", quello
con "Cattiva strada" (mi pare una cover di Dylan, se non sbaglio), "Amico
fragile"
tutti pezzi di notevole impegno sociale, l'impiegato che prende
coscienza di una certa situazione dei suoi tempi e diventa "Bombarolo"
Nonostante
le contestazioni erano comunque gli organizzatori a fissare il prezzo dei concerti
e il conseguente costo dei biglietti e, soprattutto nei locali della Bassa Padana,
zona politicamente di una certa tendenza, la contestazione era un episodio che
potevi tranquillamente aspettarti più o meno ad ogni serata visto che,
oltre ai costi già detti prima, anche i locali ne approfittavano per un
guadagno sicuro, considerato chi era che avevano a suonare sui loro palchi..!
Una
volta eravamo a Bianco, in Calabria, durante il nostro tour: suonavamo in una
specie di stabilimento balneare e c'era un muretto abbastanza alto che lo separava
dall'esterno: veniva tranquillamente superato dagli oggetti che lanciavano i contestatori
dall'altra parte!
Ricordo
che, per evitare le contestazioni più rumorose (spesso anche al di là
delle parole..!) Faber faceva entrare gratis i contestatori, magari detraendo
dal suo cachet il costo dei biglietti ma
non è che i problemi finissero
lì: quelli che erano entrati regolarmente pagando il loro biglietto si
domandavano: "Perché loro sì e noi no?!"Insomma, un casino
che non ti dico, e le contestazioni venivano anche da parte loro!
Tornando
a noi: Faber salì, finalmente, sul palco della Bussola e
non se ne
voleva più andare! Suonava e si muoveva come se lo spettacolo fosse stato
collaudato da anni, e pensare che ci domandavamo se riuscisse a" tenere"
il concerto: non c'era più verso di farlo andar via da quel palco! Visto
il successo comunque di questa prima esperienza, iniziammo il tour che avrebbe
previsto un centinaio di date (!) e che Faber aveva accettato, così da
guadagnare abbastanza in previsione dell'acquisto di quella che sarebbe diventata
la sua fattoria a Tempio Pausania, della quale si era innamorato al primo colpo.
Con
Bernardini eravamo d'accordo per cento date, che poi diminuirono: Faber si era
ammalato abbastanza seriamente di broncopolmonite e rimase fermo per un mese.
Ricky, io e Riccio, il fonico, approfittammo allora della pausa forzata per concederci
un lungo tour in Europa
in Renault 4! Visitammo Parigi, Londra Copenaghen
Sulla
via del ritorno (eravamo in Svizzera) telefonammo in Italia e ci comunicarono
che, il giorno dopo, ci sarebbe stata la data di Rimini: non ti dico che razza
di corsa per tornare indietro, considerando quello che erano strade ed autostrade
all'epoca! Bene: riprendemmo il tour con Faber in una situazione abbastanza comune
per l'epoca, ma decisamente misera per i parametri di oggi: un furgone, un tecnico
del suono,
Un
tecnico delle luci (pochi faretti, niente americane!), un addetto allo scarico-montaggio-smontaggio
degli strumenti, Faber, noi del gruppo. Tecnologia minima, risorse ancor meno
e tanta voglia di fare: del resto erano in parecchi a muoversi così e non
c'era molta gente del livello di Faber che facesse tour così lunghi. L'impianto
era il nostro, non esistevano service. Ricordo che ad uno dei tanti festival politici
parecchio diffusi all'epoca, mi pare a Pisa, venne a piovere e saltò l'impianto.
Beh, a Faber e noi non restò che sederci a terra, con le gambe fuori del
palco, e cavarcela con chitarre e i bonghi di Gianni. Un concerto acustico in
piena regola per non venir meno ai nostri impegni. Eseguivamo quasi alla lettera
i pezzi di Faber. Bernardini ci seguì nelle prime date: poi, visto che
camminavamo con le nostre gambe, per dirla così, la nostra impresaria sul
campo divenne Adele Maffina, di Milano. Con noi sul palco c'era anche Mompelio,
che Faber chiamava "Pompelmo": suonava un po' di tastiere e violino
nella "Storia dell'impiegato", "Bombarolo" e pezzi del genere,
una specie di trama "concept" che identificava la vita di quest'uomo
che si ribella. Una cosa abbastanza impegnativa, soprattutto nel contesto degli
"anni di piombo".
C'era, poi, una simpatica caratteristica che accompagnava
il nostro tour: dopo un paio di prove nel pomeriggio
da qualche parte spuntava
inevitabilmente un pallone, specialmente negli stadi e nei palasport! Dopo le
prove per il concerto al palasport di Siena entrò in scena, come al solito,
il pallone e via! Partitella tra noi ed i tecnici! D'Adamo faceva il giocatore-arbitro,
regolarmente munito dei cartellini giallo e rosso..! Era anche il periodo in cui
Faber aveva ricominciato a bere
e bevevamo autentiche schifezze. Quella sera
a Siena andammo sul palco: Faber, come sempre, era seduto su una sedia pieghevole,
tipo mare, con il leggio davanti, la sigaretta appoggiata sul bordo del leggio,
una bottiglia ai suoi piedi. Finito un pezzo, Faber si chinò per prenderla
e finì a terra, trascinandosi dietro leggio, sedia e quant'altro, tra le
risate generali del pubblico! Fu allora che, con grande prontezza di spirito,
intervenne Giorgio D'Adamo in veste di arbitro: tirò fuori il cartellino
rosso rivolto a Faber, che fece un inchino all'arbitro e lasciò il palco!
Insomma: siamo andati avanti per quasi cento date e la nostra situazione, come
dicevo
prima,
era a dir poco pionieristica, ma ha dato il via ad un'avventura che, anche senza
di noi, sarebbe durata per anni. Pochi sanno della nostra collaborazione con lui
perché non c'erano grandi possibilità di registrare (non esisteva
neanche l'idea di registrare concerti dal vivo, per dirla tutta, a meno che non
fossero bootleg registrati dallo spettatore di turno con il suo registratorino
a nastro portatile
), né i mezzi di comunicazione si interessavano
poi tanto alla musica: piuttosto si concentravano su eventuali gossip che riguardavano
i musicisti
infatti si mostravano piu' interessati alla storia di Faber con
Dori Ghezzi, che era allora agli inizi, piuttosto che alla nostra esperienza musicale
insieme.
Poi
Faber conobbe la PFM e in un contesto che stava comunque cambiando si comincio'
a "notare" la musica decisamente ben fatta della PFM che accompagnava
Faber: arrangiamenti originali, perfetti, impossibile non rendersi conto che si
era davanti a gente che sapeva suonare sul serio. Inevitabile che ci si dimenticasse
di noi, di cui, tutto sommato, si era parlato poco, ma che eravamo stati i primi
ad accompagnare Faber nel suo primissimo tour.
C'era un'atmosfera fantastica,
almeno agli inizi: poi Faber aveva ricominciato a bere, alcune situazioni cambiarono
Ma
dal marzo del 1975 ad ottobre/novembre dell'anno dopo suonammo quasi ininterrottamente,
a parte la pausa dovuta alla malattia di Faber. Chiudemmo in Sardegna quella che
era iniziata come una bellissima esperienza, ma che finì non altrettanto
bene.
Faber
era un generoso, fino a tirar fuori di tasca propria i soldi
per i biglietti di chi pretendeva di entrare gratis ai concerti, pur di evitare
problemi. Simpatico, casinista, ma con i suoi momenti "particolari":
quando abbiamo cominciato a provare il nostro tour era simpatico, tranquillo;
il fatto che, poi avesse ricominciato a bere pregiudicò molte cose: diventava
anche pesante da trattare, non raramente lo si mandava anche a quel paese. In
Sardegna ci fu una lite abbastanza pesante tra lui e Belleno: uscirono fuori dal
locale con progetti bellicosi
ma poi si abbracciarono e fini lì,
rendendosi conto che amici veri non possono litigare (anche perché Gianni
aveva un fisico non indifferente: se ti colpiva ti poteva anche spaccare in quattro!).
Tirando
le somme del discorso: Faber era una gran brava persona, ma un essere umano come
tutti gli altri, fallibile come tutti, con i suoi pregi e difetti, prima di essere
mitizzato, "beatificato" da certa stampa che sa più di "coccodrillo"
post-mortem che di verità. Notare che è spesso necessario che uno
sia morto perché si parli di lui come un eroe..!
Tredici
cartelle fittamente scritte con una calligrafia rapida e convulsa: segni misteriosi
che fissano per sempre dettagli poco noti di una storia che non si può
dimenticare. Oltre un'ora di conversazione con il gentilissimo e cordiale Giorgio
Usai, già in passato collaboratore del nostro sito-archivio storico; mi
fornisce gli estremi di una bibliografia di Fabrizio De André e, soprattutto,
garantisce la sua disponibilità per il nostro lavoro di conservazione di
una memoria fatta non solo di note. Si tratta di conservare, per quanto possibile,
anche l'anima di chi quelle note ha realizzato, di chi ha scritto quei testi che
martellano ancora le coscienze di molti e un perbenismo tutto sommato ipocrita.
Con i suoi pregi ed i suoi limiti Faber credeva profondamente in quello che scriveva
e cantava. Quando la musica diventa il veicolo di un messaggio sociale è
probabilmente la più potente delle armi perché parla al di là
di ogni lingua e anche chi fa finta di non sentire, magari ha compreso il messaggio
prima di tanti altri.
Brani
tratti dal concerto del 15-11-1975 al Palalido di Milano
Scaletta
del Tour dal Marzo a Settembre del 1975:
La
canzone dell'amore perduto
Via della povertà
Un giudice
Oceano
Canzone per l'estate
La ballata del Michè
Amico fragile
Il
pescatore
Il testamento di Tito
Via del Campo
La canzone di Marinella
Canzone
del Maggio


E
qui successero grossi problemi! I contestatori, numerosi negli anni di piombo,
si affacciavano frequentemente anche ai concerti pretendendo di entrare gratis,
dal momento che la musica apparteneva a tutti e non doveva essere riservata ai
"borghesi" che potevano permettersi il costo di un biglietto (in realtà
neanche economico, visto che al cachet di De André si sommavano gli introiti
di manager, organizzatori e gestori vari di locali..!). L'accusa più frequente
che gli veniva rivolta era: "Ma come?! Tu che sei il cantore del sociale,
del "Bombarolo"
esordisci in un locale "borghese", di
lusso come la Bussola?!" Vagli a spiegare che l'esordio in quel locale ed
in una precisa situazione era stato solo una escamotage per far esibire De André
in pubblico per la prima volta in una situazione che lo tranquillizzasse! Niente
da fare: fuori ci fu una contestazione niente male e gli episodi si sarebbero
ripetuti altre volte!


Introduzione
Canzone
del maggio
La bomba in testa
Al ballo mascherato
Sogno numero 2
Canzone
del padre
Il bombarolo
Verranno a chiederti del nostro amore
Nella mia
ora di libertà
La canzone dell'amore perduto
La cattiva strada
Via
della povertà
Nancy
Un giudice
Oceano
La guerra di Piero
Canzone
per l'estate
Amico fragile
Il pescatore
Il testamento di Tito
Scaletta
del Tour dall' Ottobre del 1975 al Gennaio 1976:
FORMAZIONE:
Fabrizio
De Andrè: chitarra acustica, armonica voce
Giorgio D'Adamo: Chitarra
basso
Gianni Belleno: batteria
Giorgio Usai: organo Hammond, chitarra acustica,
clavietta
Ricky Belloni: chitarra elettrica
Alberto Mompellio: violino,
tastiere, minimoog, pianoforte
Supporter: Eugenio Finardi e Lucio Fabbri
Arrangiamenti:
Tony Mimms
Fonico: Giovanni "Riccio" Colucci
Intervista
con alcuni componenti del DAUSBE 2 oggi Mito New Trolls alla trasmissione "Cominciamo
bene" su RAI3