Confrontando
le mail che arrivano nella mail-box del NT Net-club fin dai suoi primi giorni
sul web, nel 2000, abbiamo avuto modo di notare che molte di esse richiedevano
informazioni di ogni genere sul Concerto Grosso. Del resto, non potevamo aspettarci
qualcosa di diverso, considerando che i due Concerti Grossi per i NT sono praticamente
il loro manifesto in tutto il mondo. Da quella che era una sperimentazione nel
campo di una musica che cercava nuove strade e modi alternativi di esprimersi
sono partiti diversi sentieri: ognuno corrispondente a ricerche, traguardi, domande.
Tra queste, il desiderio di risalire all'origine, alla sorgente, nascosta a quanti
non sono direttamente cultori di musica classica, di un genere musicale molto
più antico di quanto possiamo immaginare.

Dobbiamo
spostarci indietro, fino al '600, con quella straordinaria macchina del tempo
che è la musica: in Europa è l'epoca del Barocco, con tutte le sue ridondanze
e contraddizioni, il compiacersi dei contrasti negli ori di una "gloria" del Bernini
e di un trionfo della morte come porta su un mistero dal richiamo ambivalente:
fuga e desiderio di conoscenza al di là dei limiti umani. E' l'epoca di storiche
contrapposizioni a livello economico e politico che finiscono, inevitabilmente,
col riflettersi anche su arte, musica, relazioni umane. L'idea stessa di "concerto"
richiama l'idea di sfida: l'origine latina della parola, "concentus", rimanda
ad una contrapposizione, alla "lotta" degli atleti in gara, all'alternarsi dei
vincitori. Il tema ritorna con tutta naturalezza nella musica, in un genere che
vede la contrapposizione di due insiemi strumentali che, quasi, si "fronteggiano"
come due squadre, scambiando le loro frasi musicali o modulando la stessa frase
secondo trame diverse.
L'antico
solista che alternava il verso al responsorio della musica sacra, nella recita
dei salmi durante le funzioni religiose, era lo schema su cui precipitava l'abbondanza
di dettagli e fioriture di note che finivano col ripiegarsi su sé stesse, scontrarsi,
sovrapporsi come i particolari straripanti da processioni di stucco dorato, trionfi
olimpici di dèi ed amorini nel loro misterioso equilibrio di gloria e precarietà:
l'attimo fuggente che si afferra e si cerca di perpetuare nell'opera d'arte. L'alternarsi
della grande orchestra, detta Concerto grosso ed una piccola detta Concertino,
composta da un solista e pochi musicisti gioca su un fraseggio che si compiace
di domande, risposte, infiniti ritorni. Le voci predominanti di violino e clavicembalo
introducono ed accompagnano variazioni sul tema, fino alla fusione più completa
nell'unica musica che ha visto nell'italiano Arcangelo Corelli (1653-1713) il
maggior rappresentante.
La
scenografia dei teatri barocchi, oltremodo ricca di particolari, nel Concerto
Grosso diventa musica. E la musica diventa ambiente, dialogo di persone vive,
messaggio per quanti ascoltano e, allo stesso tempo, veicolo del messaggio comunicato.
La forma in tre movimenti (Allegro-Lento-Vivace) adottata da Antonio Vivaldi sarebbe
poi stata ripresa da altri musicisti, fino all'epoca contemporanea: nel 1971 il
maestro Luis E. Bacalov sostituisce al Concertino un gruppo rock underground,
in dialogo con la grande orchestra classica: è il Concerto Grosso per i New Trolls.

L'esperimento,
riuscitissimo, è da ripetersi: nel 1976 la contrapposizione iniziale dell'orchestra
classica e della band progressive raggiunge, nell'esecuzione dei tre tempi, un'inaspettata
fusione: le sonorità di chitarre distorte si addolciscono rispetto al primo Concerto
Grosso; le asperità dei suoni, meno istintivi ma più equilibrati e puliti, vengono
smussate e si intrecciano con quelle degli archi fino alla sublimazione. Ed è
naturale il riaffacciarsi, accanto a calde interpretazioni classiche, della musica
che ha segnato i nostri tempi: la stessa base ritmica dei New Trolls piega le
sue sonorità avvolgendole di atmosfere ricche di archi e clavicembali; la perfetta
armonia nei cori delle voci più belle d'Italia tocca il vertice in una fusione
di generi che ha fatto la storia della musica italiana e non solo; la ripresa
del tema dell'Allegro del Concerto Grosso n°1 nel Vivace del n°2 prepara con studiata
cura la presentazione di brani che hanno fatto la storia del gruppo e che vanno
a confluire nelle atmosfere Queen di "Le roi soleil" a chiusura del concerto:
il brano è spesso richiesto (e regolarmente eseguito) come bis nei concerti.

L'idea
di concerto come "contrapposizione" sembra riflettersi anche nella tormentata
storia dei New Trolls: i due gruppi che, al momento, raccolgono musicisti di una
band dalle prospettive eccezionali e di un'inquietudine unica nell'ambito della
musica italiana hanno riproposto, a trenta anni e più di distanza, l'affascinante
strada riesplorando, con il loro tesoro di esperienza musicale e con inalterato
entusiasmo, un progetto che continua ad affascinare intere generazioni. In collaborazione
con il Maestro Maurizio Salvi, che si è riaffacciato sul mondo New Trolls dopo
anni di diversa ed intensa attività nell'ambito del Conservatorio di Genova, Vittorio
De Scalzi realizza un CD live del "Concerto Grosso". Il Mito NT, da La Spezia,
fa confluire con tutta naturalezza i bellissimi tempi classico-rock della stupenda
invenzione di Bacalov nel volo prog di "Una notte sul Monte Calvo", per la prima
volta eseguita dal vivo con il supporto di un'orchestra sinfonica.
Dedicato
a quanti hanno creduto nei New Trolls ed in una musica che sa sempre sorprendere,
coinvolgere, trascinare, abbattere e risollevarsi in qualcosa di nuovo: un rimescolare
di elementi alla ricerca di una formula che possa trasformare in oro quella che,
per molti, è solo una matematica combinazione di note.


Tratto
dalla copertina originale del "Concerto Grosso per i New Trolls"
L'idea
del Concerto che vi presentiamo, un Concerto grosso alla maniera barocca, in cui
le parti solistiche fossaro svolte da un complesso underground, l'ha avuta Luis
Enriquez Bacalov e si dimostrò subito esaltante. - Si è lavorato
molto, tra Roma e Milano, tra gli studi Ortophonic e quelli Fonit-Cetra. A risentirlo
adesso, questo blocco di musica, sembra che tutto sia stato fluido, tranquillo
e liscio come registrare una canzonetta di consumo: no, non è stato così
facile. Un grazie a Luis Bacalov ed ai "New Trolls" , per essere arrivati
in fondo con chiarezza di idee e di musica. - Il Concerto si divide in tre tempi:
Allegro, dove si contrappongono immediatamente due temi rispettivamente settecentesco
ed underground con un lieve sapore volutamente kitsch; si sviluppa un discorso
di soli con qualche spazio per l'improvvisazione; segue poi il Tutti finale, dove
si fondono le due sonorità antitetiche.
to
die / to sleep / perchance to dream
Il
secondo tempo, Adagio, di nobilissimo impianto musicale, presenta verso la metà
le famose voci dei "New Trolls" , impegnate in un testo inglese, di
cui l'ultima riga è tratta dall' Amleto di Shakespeare: < morire, dormire,
sognare forse >. Notevoli i soli di chitarra , che, confusi tra gli archi,
tendono e drammatizzano il discorso nobile e maestoso del tema. La chitarra trova
sonorità da violoncello, effetto ottenuto dopo decine di tentativi . Il
terzo tempo, Andante con moto, parte con una lunga cadenza di violino, che innerva
tutto il tessuto musicale del movimento, una specie di moto perpetuo virtuosistico.
Le
parole
di Shakespeare, riprese su un'altro tema musicale verso il finale da voci contrappuntate,
chiudono il Concerto. - A mò di coda la canzone "Shadows" : tratta dal tema dell'
Adagio, è dedicata da noi alla memoria del musicista pop che forse amiamo di più:
Jimi Hendrix. L'elaborazione dei " New Trolls " è una parafrasi dello stile d'esecuzione
di Jimi.
Sergio
Bardotti
William
Shakespeare Hamlet a.III sc.I