In uno dei periodi in cui mi sono assentato dai N.T., loro si erano organizzati con Piero Molinari, personaggio molto conosciuto a Genova per la sua passione per le moto. Pensate che, i primi tempi in cui ci seguiva, a San Remo, dove noi eravamo al Whisky a go-go a suonare, lui ci deliziava con le sue performance acrobatiche con la sua moto: al termine della serata tutti noi, seduti sugli scalini dell'ingresso dell'Ariston, aspettavamo che lui passasse con la sua Northon elaborata, tutta nera, fantastica. Partiva da piazza Colombo, per imboccare via Mateotti a tutta birra, 150-170 km l'ora, piegandosi, fino a toccare il ginocchio per terra subito dopo l'Ariston, per potere superare indenne quel tratto in curva. Vederlo sfrecciare a tutta velocità era elettrizzante: d'altronde avevamo molta adrenalina da scaricare, dopo una serata intensa passata nel locale. Tutto questo ci aiutava a scaricare la tensione accumulata. Naturalmente, con il senno di poi, considero quelle performance delle bravate in cui si è rischiato parecchio. Ricordo, comunque, che anche Nico e Vittorio e forse anche Giorgio si cimentarono con la moto di Piero, certo non a quelle velocità. Eravamo giovani, incoscienti, si cercava il brivido.
Ritornando alle serate con la gestione da parte di Piero: ci si era organizzati con tre furgoni a noleggio, dato che il materiale era aumentato, per cui i tecnici facevano proprio tutto: dal guidare, allo scarico e carico, oltre all'allestimento e smontaggio dello spettacolo. Per un po' proseguirono con quel sistema, fino a che non ritornò Armando Minelli con il suo camion e il suo cane lupo, dal quale non si separava mai: più che da guardia gli faceva compagnia, dato che lui dormiva dentro al camion. Minelli portò anche due persone per il facchinaggio, Ciro e Franco, napoletani. Ciro era piccolo, con un naso aquilino, ma con una forza incredibile, mentre Franco era grande e grosso, soprannominato, in senso buono, "la Bestia" da Pepi. Un pomeriggio all'Altro Mondo, discoteca di Miramare,durante lo scarico dei materiali

organizzammo una specie di gara, coinvolgendo Nico e gli altri in una prova di forza. Avevamo un impianto Lombardi con delle casse che sembravano degli armadi: se ne vedono ancora in qualche lunapark...La gara consisteva nel caricarsi sulla schiena, una di quelle casse e fare il giro di pista del locale. Gianni fece cinque passi, io un po' di più, mentre Nico riuscì a terminare il giro, ma la gara la vinse Ciro: si fece due giri di pista! Comunque Nico aveva una forza incredibile: riusciva ad alzarmi prendendomi sul Fianco! Naturalmente dovevo restare immobile: con la destra mi prendeva sulle gambe mentre con la sinistra sotto l'ascella, inclinandomi, riusciva ad alzarmi fino sopra la sua testa! Nico è unico: sul palco, quando suonava, non si risparmiava di certo negli assoli: anche se era una cosa che faceva Jimy Handrix, riusciva anche lui a suonare con i denti, oppure con la chitarra dietro la schiena. Oltre che bravo era anche spettacolare.

Certo che pochi sanno che, a Rimini, ci fu una partita tra cantanti e artisti del circo, con anche il personale dell'Altro Mondo. Durò quattro ore e fu uno spasso: la squadra degli artisti perse per 20 a zero se ben ricordo..! Oltre che suonare c'era tanta voglia di stare insieme facendo qualcosa di diverso, sfogarsi scaricando tutta la tensione che, durante le serate, si accumulava. Ricordo che a quella partita parteciparono, oltre che i New Trolls, Lucio Battisti, la Formula Tre, i Pooh, il gruppo che suonava con Ivan Graziani e altri. Lavorando con i New Trolls io e Pepi siamo riusciti ad acquisire una certa indipendenza proprio perché il materiale arrivava molto prima: avevamo istruito gli addetti a posizionare il materiale come noi volevamo e questo ci dava la possibilità di arrivare con tutta tranquillità per allestire il back stage, le luci ecc. Così, quando arrivavano i ragazzi, era sempre tutto predisposto a regola d'arte. Naturalmente questo modo di lavorare, che già anticipava i tempi, ci dava anche la possibilità di riposare di più, di rendere al meglio durante lo spettacolo.

Il fonico, il tecnico luci iniziavano ad avere un ruolo fondamentale per la riuscita dello spettacolo stesso. Un buon mixaggio e dei tagli di luce con dei controluce posizionati al posto giusto facevano risaltare di più lo spettacolo, anche se il tutto era solo un contorno. Il vero spettacolo rimanevano sempre e solo loro, i New Trolls. Quei ragazzi che, quando salivano sul palco, si trasformavano in macchine da spettacolo: qualunque fosse il locale, una festa di piazza o un Mack Pi, loro davano il massimo, si divertivano. Così facendo, riuscivano a coinvolgere il pubblico; c'era poco di costruito, era tutto vero, il loro era puro divertimento che contagiava chi andava ad assistere ai loro concerti, aumentando così il loro seguito di fans. Per avere organizzato in un modo razionale e costruttivo il nostro lavoro, io e Pepi viaggiavamo, autonomamente, con un treno (assolutamente di prima classe) o in aereo. Ricordo che, per fare una serata a Jesolo e poi a Padova, utilizzammo l'ultimo volo per Venezia, l'Itavia o l'Ati non ricordo bene, sulla tratta Genova - Venezia, poi la compagnia chiuse definitivamente i battenti. Passeggeri: due! Io e Pepi. I ragazzi vennero in auto in cinque, più le chitarre, con la macchina nuova di Maurizio Salvi. Per questo ci soprannominarono, sarcasticamente, i Signori Tecnici. Pensate che, tra una serata e l'altra, ci furono dei giorni di vuoto: io mi fermai a Milano con una febbre da cavallo. Mi piazzai in un albergo vicino a viale Tunisia e, dopo un paio di giorni, mi raggiunse anche Pepi. Il giorno della serata ci fu un disguido con Vittorio: non gli comunicarono che doveva passare a prenderci a Milano, per cui ci trovammo a piedi, senza auto! I tempi erano stretti, con il treno non saremmo mai riusciti a raggiungere il locale, che si trovava a Domodossola, vicino al confine, così prendemmo una decisione: noleggiammo una macchina con autista, il quale ci portò fino al locale: appena in tempo per riuscire ad allestire lo spettacolo come "da copione". Il tutto ci costò la bellezza di 180.000 delle vecchie lire: per quell'epoca erano molte, le pagammo noi. Lo spettacolo innanzi tutto, questo per dire che la professionalità non si improvvisa, ma si acquisisce con l'esperienza di chi ,ogni giorno, si deve confrontare con gli altri e contro gli altri, se vuole sopravvivere.