Sembra lo slogan di un'utopia, di un programma stilato su carta in ogni dettaglio ma che, il più delle volte, rimane solo un progetto: uno dei tanti presi in esame, di cui, magari, si è parlato tanto e poi finisce in uno dei tanti cassetti, ormai stracolmi e polverosi, che rischiano di esplodere sotto la pressione di tante idee formulate, riprese, respinte, rielaborate e, purtroppo, il più delle volte messe da parte per la cronica mancanza di fondi o di voglia di rischiare in qualcosa che avrebbe tutte le carte in regola per rivelarsi bella ed utile.
Questa è la storia di uno di questi progetti che, di giorno in giorno, ci hanno eccitati e spaventati allo stesso tempo: eccitati nell'energia elettrizzante che faceva muovere le nostre dita su corde e tastiere; spaventati dall'entità di un progetto che, per quanto uscito dalle nostre mani, ci sembrava più grande di noi ogni giorno che passava…E, allora, non restava che incoraggiarsi l'un l'altro, minimizzare ogni perplessità o dubbio, dirsi che potevamo, dovevamo farcela perché il progetto era nato dall'idea di uno di noi, ma era anche a beneficio di tanti che attendevano il nostro piccolo aiuto.
L'input di Roberto e Pino aveva messo in moto la nostra macchina della musica e tirarsi indietro sarebbe stato ingiusto: nel nome della musica e, soprattutto, dell'amore. Tempo una settimana, poco più: il Netclub Project era una realtà, con un progetto solido sul tavolino e tanta voglia di musica. E la musica, una volta che ti afferra, non ti lascia più: si innesta nel tuo stesso respiro, riflette la tua anima come in uno specchio e, anche se vuoi nasconderti, qualcosa di te sfugge sempre dalle maglie di una rete troppo larga. Ancora una volta i fatti hanno la meglio sulle parole...
La scaletta della serata...